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Per l’emergenza Covid-19 anche il mondo del coach-style & co si adegua, persino nel lusso. Sostituirà il personal shopper in carne e ossa?

In principio c’era Carla Gozzi, stilosissima icona fashion che in poco tempo tra Real Time e real life era riuscita a creare un impero dettando legge in fatto di shopping. Del resto, quella del personal shopper o coach style o che dir si voglia è una figura concretamente importante, da non ridurre ad una persona che semplicemente accompagna nello shopping. Si tratta di figure professionali altamente qualificate, il cui ruolo è quello di intercettare, in un cliente, ciò che lo rispecchia esaltandone le qualità, estetiche e di stile di vita, consigliando ora il look giusto ora il regalo perfetto per mogli, amici e collaboratori o dipendenti, arredando la casa dei sogni e aiutando a fare i viaggi della vita, che essi siano di lavoro o per svago.

Un lavoro a 360° che in pochi, in Italia, ad oggi sono in grado di fare in maniera completa: pochi e selezionatissimi professionisti che offrono un servizio totale al cliente, dal tempo libero alla famiglia e all’azienda.
Cosa succede ora dopo l’emergenza-Coronavirus? Che i grandi brand hanno avviato una modalità digitale assistita che irrompe nel mondo delle vendite portando la tecnologia a facilitare gli acquisti, tra videochiamate e un’assistente virtuale dedicata.

Potranno queste tecnologie essere equiparate al personal shopper? Ancora è presto per dirlo, anche se sicuramente andrà tenuto conto dell’effetto emotivo e della sensibilità del professionista. Fatto sta che, ad esempio, Gucci ha lanciato Gucci Live: sul sito della griffe compare un tasto che permette di richiedere una videochiamata e ricevere consulenza in diretta sul prodotto, tanto da portare l’azienda a voler aumentare il personale dedicato al servizio per estenderne le funzionalità.

Maliparmi ha invece implementato un’integrazione con il cliente per un sistema di vendita a distanza via WhatsApp con opzione “ship at home” e “pay by link”, appuntamenti prenotati e servizio omnichannel. Invece Valentino ha creato un evento di presentazione della sneaker Backnet come una sorta di viaggio interattivo alla scoperta delle calzature con performance 3D per mettere in evidenza i dettagli della scarpa e i partecipanti all’evento digitale con la possibilità di personalizzare le calzature con il supporto di un addetto alle vendite.

Patrizia Pepe ha messo a punto con Google un servizio on-demand, Sales Virtual Assistant in varie lingue, per cui il cliente fissa l’appuntamento con un sale assistant che lo guida in una sessione di personal shopping virtuale.
Non solo lusso: OVS, ad esempio, punta su videochiamate via WhatsApp per guidare il cliente nell’acquisto.

Tecnologia amica, vero, ma sempre con personale qualificato dietro: manca, però, una variante virtuale (o quasi) del vero personal shopper, cioè colui che, extra brand, guida agli acquisti e allo stile grazie ad una visione versatile e aperta del mercato, dei fornitori e delle aziende. E una conoscenza approfondita del cliente stesso.

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