festa della donna mimosa l' odissea raccontata da penelope circe calipso marilù oliva il blog di vinicio mascarello

Un omaggio per le nostre signore, meglio ancora se da leggere. Come un’Odissea al femminile…

Domenica 8 marzo, come da tradizione, si festeggia la Festa delle Donna in memoria delle 129 lavoratrici che rimasero uccise in una fabbrica newyorkese nel 1908 per un incendio.
E, come di consueto, trionferanno i piccoli e profumatissimi ramoscelli di mimosa, convenzionalmente regalo classico per questa ricorrenza: nel 1946 l’Unione Donne Italiane cercava un fiore che potesse celebrare le donne del dopoguerra, e in questo periodo è proprio la mimosa a riempire di colore i nostri terrazzi e giardini, prima tra le piante a fiorire.

Per me, però, la Festa della Donna è occasione d’oro non solo per omaggiare le signore, ma anche per celebrarle attraverso la cultura.
Con un regalo da leggere, ad esempio, anche per lui. È il caso de “L’Odiessa raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre“, volume firmato da Marilù Oliva per Solferino e in vendita da un mese circa. Una versione della celebre opera di Omero in chiave femminile.

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È un’Odissea raccontata, per quadri, in prima persona dalla voce delle protagoniste. Un curioso e riuscito alternarsi di punti di vista che fa vibrare di nuova vita un classico immortale, rendendolo accessibile a un pubblico più vasto e combinando spessore narrativo, valore didattico, e uno sguardo universale sulla varietà e sulla verità dei sentimenti.

C’è Calipso che deve lasciar andare Ulisse sebbene ne sia innamorata, c’è Nausicaa seduttrice immatura ma pericolosamente potente, c’è Circe dominatrice che disprezza gli uomini ma allo stesso tempo ne ha bisogno, ci sono le Sirene incantatrici e distruttrici, c’è Euriclea la nutrice e naturalmente Penelope la sposa in attesa. Ciascuna narra la sua parte della celebre epica, portando il proprio, inedito, punto di vista e ribaltando la prospettiva unica dell’eroe maschile nella polifonia del femminile. E tra l’una e l’altra donna parla Atena, “dea ex machina”, che sprona sia Telemaco sia Ulisse a fare ciò che devono: la voce della grande donna dietro ogni grande uomo.

Un estratto a QUESTO LINK.

Eccolo, lo sfuggente. Il re divenuto naufrago. L’uomo sballottato dall’ira degli dèi. Il mare me l’ha rovesciato sulla battigia nudo e disperato, mi è bastato uno sguardo per perdermi in lui e offrirgli tutto ciò che avevo.
Una grotta come rifugio.
I profumi dell’isola di Ogigia. La serenità di un vitto. E, più grande di ogni cosa, l’immortalità.
Ma lui, imbrigliato nel bisogno di quotidianità comune agli umani, ha preferito continuare a sognare il suo viaggio di ritorno.
Lo osservo nascosta dietro un cespuglio odoroso.Odisseo è sugli scogli, fissa il mare come se la vedesse, là in fondo, la sua isola tanto sospirata e non la potesse toccare. Itaca, la chiama di notte, nel sonno, come se fosse la più bella delle terre e non uno schizzetto di rocce e campi. Itaca dai saliscendi, dalle baie improvvise, dai vigneti sghembi e dai monti irregolari, Itaca dove quest’uomo ha lasciato il suo scettro che qualcuno vuole sottrargli.

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